L’Amicizia tra i soci di un club costituisce il successo del club

Roberta Bambagini, la nostra professoressa, sempre attenta e pronta a comprendere il vero spirito del Rotary, ci ha trasmesso le sue rifl essioni su:

“L’amicizia” Ego vos hortari tantum possum ut amicitiam omnibus rebus humanis anteponatis nihil est enim tam naturae aptum tam conveniens ad res vel secundas vel adversas.
Cicerone, “De amicitia”

Mi sembra inerente al nostro contesto una rifl essione sull’amicizia, unica vera forza che ha permesso al club di raggiungere venti anni di vita e di fronteggiare le opposizioni burocratiche, i raggiri organizzativi, il malanimo di quanti non ci sono stati amici e di rigenerarci nel nuovo club “Lorenzo il Magnifi co”
La forza dell’amicizia è riconosciuta fi n dall’antichità; pietra miliare è un testo classico, che stupisce per l’acutezza e la profondità delle considerazioni, validissime anche oggi.

Cicerone, il grande oratore, politico, pensatore romano, nel 44 a.C. espose la propria concezione dell’amicizia in un breve testo, il “Laelius de amicitia”, strutturato nella forma tradizionale della dissertazione fi losofi ca: il dialogo.
Cicerone dice di riferire il discorso sull’amicizia tenuto nel 129 a.C.da Gaio Lelio con i suoi due generi Muzio Scevola Augure e Gaio Fannio pochi giorni dopo la morte di Publio Cornelio Scipione Emiliano, suo carissimo amico (aveva partecipato con lui alla distruzione di Cartagine e sono considerati una delle coppie di amici famose nella storia).
Protagonista della conversazione è Lelio. scelto da Cicerone come portavoce del suo pensiero sia perché era un sapiente sia perché “nessuno poteva stargli a pari nel vanto dell’amicizia”.

Lelio afferma subito il valore dell’amicizia con la frase sopra citata: “Io posso soltanto esortarvi ad anteporre l’amicizia a tutti i beni terreni, niente infatti è tanto appropriato alla natura umana, niente si adatta tanto alla prosperità e alla sventura”.
Poi ne esamina le origini, le caratteristiche, i vantaggi, i limiti. Essendo gli uomini nati per vivere associati, l’amicizia ha le sue radici nella natura stessa dell’uomo, “è un incontro perfetto di tutti i motivi umani e religiosi, realizzato con la benevolenza e con l’amore e non so se gli dei, eccezion fatta per la saggezza, abbiano fatto all’uomo un dono più prezioso di essa”. Non nasce dalla debolezza o dal bisogno, perché si può ottenere l’utile anche fi ngendo tale sentimento. Ha una grande forza come si può ben capire dagli effetti dei contrasti e della discordia. Deve essere praticata con la massima onestà e lealtà. Salvo casi particolari, deve essere mantenuta nel tempo “quella più antica deve essere dolcissima, proprio come capita con i vini che reggono l’invecchiamento, ed è vero quel che si dice, cioè che bisogna mangiare insieme molti moggi di sale per realizzare la perfetta amicizia”. Dal suo uso scorretto possono derivare gravi danni.

Complessivamente dal discorso emerge la convinzione che l’amicizia è un nobile sentimento, proprio solo degli uomini virtuosi. Ciò è chiaramente affermato nella conclusione: “senza la virtù l’amicizia non può esistere e, eccettuata la virtù, non c’è cosa più bella dell’amicizia”.
L’analisi dell’amicizia di Cicerone è chiara, dettagliata, avvalorata da numerosi esempi storici dei tempi passati e della vita politica a lui contemporanea. È altresì di straordinaria attualità soprattutto nella seconda parte dove enumera i pericoli in cui si può incorrere usandola malamente, fi nalizzandola a venali interessi personali o addirittura ai danni dello Stato

In un mondo come il nostro di grandi e imprevedibili cambiamenti, di incertezze, in cui predomina l’individualismo ed è diffi cile correlarsi con gli altri, il testo ciceroniano può essere un valido spunto di rifl essione sulle concezioni personali dell’amicizia e sul suo uso nella quotidianità.

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