Salvatore Angotti, riflessioni su Religione e Scienza

Salvatore Angotti, consorte della ns. socia fondatrice Rita Pelagotti, uomo di ingegno, studioso e dai tanti interessi, sempre a casa dei gentilissimi Cocchi, il 22 giugno ha condiviso con noi un sua analisi sulle compatibilità tra Scienza e Religione. Abbiamo tutti ascoltato con attenzione, richiesto approfondimento, testi da leggere. Un argomento complesso profondo che Salvatore ha così sintetizzato.

Religione e Scienza – Riflessioni
(Salvatore Angotti, 22 giugno 2021)

“La scienza senza la religione è zoppa, la religione senza la scienza è cieca”.

Emotivamente coinvolgente nel contenuto e per quanto autorevole nella fonte (Nota 1), la considerazione non sana un problema di fondo che è quello di avere una risposta alla domanda se Religione (Fede) e Scienza (Epistemologia) siano coniugabili in una descrizione della Realtà univoca e logicamente consistente. Tale questione oggi più che mai ammutolisce autorevoli insegnanti e maestri di vita, con tutto ciò che ne consegue.

Che le cose stiano così lo dimostra la crisi spirituale del mondo moderno ed in particolare la difficoltà per i giovani di riconoscersi all’interno di un contesto concettuale logicamente accettabile, che risponda a quanto ‘sentono’ interiormente come valori etici ed attitudini ‘spirituali’: per questa generazione l’esilio verso spazi ‘ultramondani’ dove sfuggire ai dubbi esistenziali viene offerta a più basso costo e con meno ipocrisie dalla Realtà Virtuale e da Internet, se non, peggio, dalle droghe, dall’alcool e dalle tante distrazioni che offuscano una coscienza che in ultima analisi, ammettiamolo, reclama solamente onestà intellettuale.

E’ nostra opinione – in buona compagnia di filosofi e teologi – che la Scienza non potrà mai fornire la dimostrazione di un Dio, qualunque sia il suo nome, né tantomeno discorrere di metafisica, argomento dal quale mantiene una esplicita distanza, anche se le sue radici epistemologiche poggiano su un terreno sdrucciolevole, a partire da Euclide: “da un punto passa un fascio di infinite rette; da due punti passa una ed una sola retta”… e così via fino ai teoremi più sofisticati. Ci si potrebbe chiedere cosa ci sia di più metafisico del punto!

Allo stesso tempo rimane il fatto che questa stessa Scienza non è mai riuscita a dare dimostrazione della non-esistenza di tutto ciò che non è visibile ai suoi strumenti di misura, ma che viene comunque esperito esteticamente e cognitivamente: le grandi incognite rimaste inevase come l’origine del Tempo, la materia e l’energia oscura, gli enigmi della Fisica dei quanti, lasciano aperte molte strade per una nuova indagine del pensiero.

E’ forse necessario un cambio di prospettiva, secondo un processo che vada oltre la dialettica hegeliana della sintesi figlia di una tesi e di una antitesi, una ‘terza via’ mai originale e sufficientemente lontana dai percorsi da cui, per definizione, prende le mosse.

Probabilmente per coloro che cercano un senso per la propria esistenza, più che un atto di fede è necessario quel processo epistemologico che già Platone indicava nel Simposio, parlando degli Enti posti nel mondo delle Idee Universali – il Bello, il Buono, il Giusto – il cui approccio conoscitivo non andava spiegato per analisi (riduzionismo) ma per a-strazione ed analogia, in tal modo recuperando il ragionamento simbolico. Uno sforzo a cui stiamo sempre più rinunciando, immersi come siamo in un oceano brulicante di aridi dati e di sofisticati algoritmi che decidono per noi. Il simbolo è diventato meme, il cui contenuto non lascia spazio a dimensioni originali e, per questo, veramente nostre.

Quello della compatibilità fra Religione e Scienza è argomento complesso per il quale sono le domande ad essere più importanti delle risposte, soprattutto quando l’interrogativo istiga ad un nuovo pensiero, forse ad un nuovo linguaggio e non resta in attesa unicamente di ciò che, con ignavia, vorremmo ascoltare per poter spostare di nuovo più oltre il vuoto esistenziale e l’angoscia che nasce dall’impossibilità ontologica di spiegare l’infinito e l’eterno che, in definitiva, sono gli attributi di quel Dio che vorremmo conoscere.

Nota 1.
Il testo completo è il seguente:
La scienza può essere creata soltanto da chi sia totalmente vocato alla verità e alla comprensione. Questa fonte emotiva, tuttavia, scaturisce dalla sfera della religione. Ad essa appartiene anche la fede nelle possibilità che le regole valide per il mondo esterno sono razionali, cioè comprensibili per la ragione. Non riesco a concepire un vero scienziato che difetti di tale fede profonda. Possiamo esprimere la situazione con un’immagine: la scienza senza la religione è zoppa, la religione senza la scienza è cieca.
La citazione è di Albert Einstein [Scienza e religione, II]

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